In between time

Maggio 5, 2016

Marco Polo

Filed under: Cinema, SerieTV — fra_dolcino @ 1:56 PM

mappabisMi entusiasmano sempre le storie ambientate nel medioevo. E’ una vecchia ed inspiegabile passione che mi accompagna fin dall’infanzia. Stando ai prodotti televisivi, ultimamente sono uscite diverse serie ambientate in quell’epoca, per citarne alcune The Vikings, The Last Kingdom, The Bastard Executioner e l’ultima che ho seugito, Marco Polo. Una grande storia, quella raccontata ne Il Milione, un viaggio straordinario che merita di essere raccontato ancora, avendo una sorta di insita attualità, nella lunga e difficile costruzione delle relazioni tra Occidente e Oriente Estremo.

A prima vista sembra all’altezza della situazione con ambienti suggestivi, bellissimi costumi, stupenda fotografia e variopinti personaggi dell’impero nomade e multietnico dei Gran Khan. Tuttavia il personaggio principale fin dall’inizio lascia perplessi. Proprio lui, il protagonista della storia, da mercante divenuto diplomatico, grazie alle sue doti da acuto osservatore ed abile affabulatore. Qui invece troviamo un Marco Polo perennemente imbronciato e arrogante, un bimbo-minchia guidato dalle pulsioni che sembra interessato più alla fica che alle complesse trame del conflitto mongolo-cinese. Colui che storicamente ha ammaliato Qubilai Khan con le sue storie qui invece è a corto di parole e le poche frasi che spiaccica nei colloqui con il khan risultano artificiose e banali.

marcopolo-gifL’attore italiano Lorenzo Richelmy purtroppo sfoggia tutte le facce da repertorio tipiche della RAI fiction che nella Mongolia del XIII secolo lasciano tra straniati e infastiditi. Come se non bastasse, scelta forse in parte comprensibile ai fini dello spettacolo, decidono pure di trasformarlo in un combattente, facendolo diventare l’allievo di un grande maestro shaolin cieco. Marco Polo che fa a mazzate a suon di kung-fu! E’ difficile sospendere il giudizio e non pensare “che cazzata”. Se fosse stato interpretato da un personaggio diverso, forse la cosa poteva anche passare, ma il moccioso imbronciato, perennemente arrabbiato col papà che l’ha abbandonato in mezzo alle steppe mongole, che continua a combinare guai alla corte del khan, miracolosamente senza farsi ammazzare, è un continuo elemento di disturbo. Infatti le parti migliori sono quelle in cui non c’è Marco Polo.

Che peccato. Visto che non hanno badato alle spese non potevano trovare un attore migliore e più credibile? Oppure dargli un copione più degno del ruolo, che lo faccia apparire una persona brillante, scaltra e sagace magari con difetti o vizi inattesi, ma non uno che sembra un cretino. Magari si evolverà nel corso della serie, essendo arrivato solo alla metà, ma sono abbastanza pessimista.

Aggiornamento: ho perseverato fino alla seconda stagione, e bisogna dire che Messer Polo ha fatto qualche progresso. E’ un po’ meno cretino. Grande. Ma purtroppo ci sono alcuni mongoli che sembrano modelli della Dior e Calvin Klein, belli puliti, depilati, truccati, fisicati, aggiustati…Dico, gente che viveva a cavallo, andava avanti a carne di pecora stagionata sotto la sella e latte di giumenta.

novembre 10, 2015

The Hammer of Gods

Filed under: Cinema — fra_dolcino @ 1:01 PM

hammer of godsHo un debole per le opere ambientate nel medioevo, soprattutto quello profondo, possibilmente nell’Alto-medioevo. Non ho mai saputo spiegarmi il perché di questa fascinazione. Ci ho riflettuto sopra qualche volta, ma fatico a trovare delle risposte razionali. Può darsi sia una sorta di rifiuto più o meno inconsapevole della modernità, sentimento che può diventare pericoloso in alcuni soggetti, fattispecie se trova nutrimento nelle ideologie destroidi e neoconservatrici. Oppure si tratta dell’ansia da mondo globalizzato, sempre più tecnicizzato, sovraffollato in cui non c’è più spazio per il mistero e per l’ignoto, a meno che non venga dallo spazio. Comunque sia finisco per guardare qualsiasi cosa sia ambientato nel millennio, definito probabilmente a torto, “oscuro” –  un vecchio pregiudizio dell’epoca illuminista. Certo pensare alla modernità come ad un’epoca luminosa con le sue interminabili guerre, la nascita del capitalismo, la conquista delle Americhe, il colonialismo, risulta un po’ difficile. Per non parlare della storia del Novecento con le sue Guerre mondiali, la minaccia nucleare, le dittature, le guerre civili. Insomma a confronto il medioevo potrebbe sembrare una figata! Tutto ciò per dire che sono disposto a guardarmi anche le boiate purché siano ambientate tra le brume di quel epoca del passato. Basta che non sia di interpretazione disneyana o non si riveli Barocco che scimmiotta il medioevo come spesso accade nei block buster del genere fantastico.

L’ultimo film visto d’ambientazione medievale che ho visto è The Hammer of Gods. Suona come un album power metal. Il titolo e la copertina erano molto tamarri e sul momento ho tentennato non sapendo fin dove volessero arrivare. Si produce veramente di tutto. Un pomeriggio con l’influenza decido che è il momento giusto per un po’ di intrattenimento. L’incipit si presenta subito come un action movie vichingo con tanto di freeze frame per presentare i personaggi principali mentre massacrano i poveri sassoni che tentano a resistergli. Ho pensato dai, almeno non si prende sul serio, con un intro del genere. La trama è semplice: il figlio di un conquistatore norreno viene incaricato dal padre agonizzante, in seguito ad una battaglia, a cercare il suo fratello maggiore, l’unico che avrebbe la stoffa per succedergli. Il fratello minore è uno smidollato che se la fa con i sassoni, mentre il protagonista è una sorta di outsider che sa il fatto suo se c’è da guidare i suoi guerrieri fidati nelle scorribande, ma non è un vero leader. I suoi compari hanno delle belle facce e dei bei nomi: Grim,  Jokul e Hagen. Tutti caratterizzati come dei personaggi da video game: un berserker pazzo-furioso, uno spadaccino conoscitore delle tradizioni e molto devoto agli dei del Valhalla e niente meno che Rollo, trapiantato direttamente dalla serie The Vikings in questo film. Stesso carattere, stesso personaggio o quasi. Fin da subito si ha la sensazione di un puzzle. Oltre a Rollo ci ritroviamo anche qualche comparsa da Westeros come ad esempio il padre di Steinar, il protagonista, interpretato da Jorah Mormont (James Cosmo) e l’amichetta di Steinar, Roselin Frey (Alexandra Dowlong). Ma non finisce qui ritroviamo anche King Aelle, il re di North Umbria, sempre in forma e bello pasciuto, ma in una versione schizoide con qualche piccola perversione. Insomma per arrivare al fantomatico fratello prima devono trovare Re Aelle, l’unico che saprebbe dove si trova. Dopo un bel giro sulle highlands con tanto di capello alla fotografia e ai tecnici che si sono sbattuti a fare delle bellissime riprese, arrivano nel luogo sinistro dove risiede il pazzo Aelle. Dopo avergli dato un po’ di filo da torcere e una bella tisana ai funghetti allucinogeni decide di aiutarli. E il resto? Beh, per non farla lunga il resto è “Cuore di tenebra” con delle improbabili soluzioni narrative nella lunga “discesa agli inferi” dei protagonisti. Non saprei come concludere se non con un “boh”.

febbraio 2, 2014

Dark Skies – Oscure presenze (2013)

Filed under: Cinema — Tag:, , , — fra_dolcino @ 1:59 PM

alienBasato sulle leggende americane degli anni ’50 sui rapimenti alieni. L’alieno è quello del famoso video falso sull’autopsia legato all’Incidente di Roswell. Il film è una serie di luoghi comuni e banalità triti e ritriti. Gli alieni fanno degli esperimenti, si impuntano su una famiglia da usare come cavie scelta in base a non si sà cosa per non si sà quale scopo. Fanno le visite notturne, entrano attraverso finestre chiuse, attirano stormi di uccelli sulla casa, mettono in tilt gli apparecchi elettronici, impiantano dei chip dietro l’orecchio ai membri della famiglia. All’inizio i malcapitati non sanno cosa gli succede fino a quando non incontrano il classico guru dell’ufologia che la sà lunga. Sembra più che altro uno che per hobby raccoglie gli articoli dei giornali sui presunti rapiti. L’antidoto contro queste pesti grigie (non verdi almeno)? Essere una famiglia unita, armarsi di fucili e coltelli, comprare un cane aggressivo e spaccargli il culo. Allora forse desistono e cercano vittime più malleabili. Classica ricetta americana, alla faccia di Obama che ha tentato qualcosa per arginare la diffusione delle armi da fuoco. La parte sci-fi è inesistente. sembra più che altro un film sulla decadenza della middle-class americana, piena di debiti,problemi finanziari ma anche esistenziali. I colloqui andati male per il marito, le remore etiche della moglie quando vende case, le amicizie superficiali o fasulle, gli adolescenti difficili. Poi abbiamo quale atmosfera da horror presa in prestito dai film sui fantasmi. Non mi soffermo nemmeno sulle incongruenze a contraddizioni, l’hanno già fatto altri. E’ un film abbastanza inutile. Purtroppo è così quando scegli a scatola chiusa per quanto possa piacerti il genere. Si produce di tutto di più. Ecco, ultima cosa: almeno i due protagonisti adulti non sono dei cattivi attori, ma purtroppo gli è toccato interpretare in un film così.

gennaio 14, 2014

La madre

Filed under: Cinema — fra_dolcino @ 10:00 PM

Fantasmi. Ectoplasmi. Frammenti di emozioni e di memoria rimasti imprigionati negli interstizi della nostra realtà. Le circostanze della morte determinerebbero la presenza del fenomeno. Desiderio forsennato di rimanere: nodi irrisolti, odio, rancore, vendetta, senso di colpa. Forse alcuni luoghi favoriscono le presenze:  magnetismi o  fonti di energia. Roba da cialtroni qualcuno dirà, ma mi ha sempre affascinato vedere gli spettri come un fenomeno fisico. Un concentrato di energia mentale, in una sorta di loop spazio-temporale, che può essere alimentato dalle onde cerebrali di persone con particolari predisposizioni. Una scena ripetuta all’infinito ma che potrebbe trasformarsi in altro, iniziare una pseudo-vita propria se l’energia mentale di molte persone viene indirizzata verso il fenomeno che a quel punto comincia ad interagire. Buttati lì, ma questi sono i motivi per cui mi affascinano i fantasmi nella loro infinita tristezza.

[SPOILER]

(more…)

gennaio 5, 2014

Smaug

Filed under: Cinema — Tag:, , — fra_dolcino @ 8:16 PM

SmaugCome un bambino, è da un anno che aspettavo il seguito della nuova trilogia ambientata nella Terra di Mezzo. L’anno scorso rimasi abbastanza soddisfatto dello “Hobbit – Un viaggio inaspettato“. Forse qualche giostra per gli occhi di troppo, e mi riferisco  a quei combattimenti acrobatici che rischiano di annoiare a lungo andare e di far ribaltare povero signor Ronald nella tomba. Ma alla fine mi accontento: le scenografie mi rapiscono calandomi in quella dimensione straordinaria, eguagliando o superando la mia immaginazione. Quante volte, leggendo e rileggendo le opere di Tolkien, ho cercato di ricreare quel mondo nella mia testa? Lo stesso scontato difetto della spettacolarità lo si trova anche nella “Desolazione di Smaug” – le esigenze commerciali lo richiedono, bisogna accontentare il pubblico massa, quelli che non hanno mai letto il romanzo o quelli che non leggono proprio. Ma in questo episodio non c’è solo questo, ho percepito anche qualcosa che non filava nella storia, ma non per la mancata fedeltà al racconto originario, l’adattamento era necessario considerando la natura del romanzo, collocabile nella letteratura per l’infanzia. Ho avuto una sensazione di bidimensionalità paradossalmente. Gli elfi del Bosco Atro parevano “piatti”, non così “veri” e avvolti dalla magia come quelli del Gran Burrone ne “Il Signore degli Anelli”. I propositi degli orchi mi parevano confusionari e malgrado si trattasse di un gruppo ridotto, mandato da Azog a compiere la sua vendetta, non si estingue mai malgrado le incredibili perdite che subisce. Infine alcuni momenti topici sono sembrati delle ripetizioni prese dalla trilogia precedente – ancora Gandalf sul ponte a fronteggiare Sauron questa volta al posto del balrog . Evvabeh…

Leggendo invece le altre recensioni ho notato che si ripropone la critica su un aspetto in particolare: il fatto che il romanzo”Lo Hobbit” non aveva i toni epici de “Il Signore degli Anelli”, essendo come dicevo prima un libro per ragazzi, dai toni giocosi e fiabeschi, e che quindi tutto il film per questo motivo rappresenterebbe una grande forzatura. Tuttavia leggendo “La realtà in trasparenza“, una raccolta di lettere di Tolkien, si apprende che sarebbe stato esattamente quello che avrebbe voluto – un prequel della saga sull’Anello, cosa che gli fu impedita per esigenze editoriali. L’editore commissionò espressamente un libro per l’infanzia, tant’è che fu una lotta durissima far pubblicare successivamente la saga epica che ne seguì. Quindi con tutti i difetti forse proprio questo contrariamente rende onore agli intenti dell’autore.

Altri personaggi e situazioni tanto attesi erano ovviamente Beorn, il muta-forma, che nel romanzo era più gioviale ma non per questo meno pericoloso, la città sul lago che era proprio come me la immaginavo – stupenda e ovviamente Smaug il drago dorato una meraviglia digitale. E questi, senza pretese, sono i miei due dinari sull’impresa jacksoniana.

giugno 8, 2013

Quella casa nel bosco (spoiler)

Filed under: Cinema — Tag:, , , , , , , , , — fra_dolcino @ 1:57 PM

cabin in the woodsDivertente horror che parte dal plot del celebre “La casa” di Sam Raimi per farne qualcosa di abbastanza originale. Per chi ha visto il film gli sembrerà assurdo parlare di originalità considerando la trama già vista e il palese omaggio ai vecchi teenage horror degli anni ’80, in cui il solito gruppo di studenti ignari viene fatto a pezzi dal mostro di turno. Tuttavia nella seconda parte il film prende una piega interessante in cui comincia a chiarirsi il ruolo di quello che sembra un centro di ricerche segreto che conduce una qualche operazione, manipolando i malcapitati ragazzi della casa nel bosco in una trama macabra, scagliandogli contro dei mostri scelti a sorteggio, questa volta dei classici zombie. Tra le situazioni parodiache e le canne che neutralizzano le droghe che servono per controllare le menti dei ragazzi, si viene a sapere che una struttura segreta a conoscenza dell’esistenza dei “Grandi Antichi”, di lovecraftiana memoria, ha come lo scopo quello di tenerli a bada con dei sacrifici umani secondo un complesso rituale a metà tra ancestrale e tecnologico.

Cthulhu-rlyeh-risingChi ha letto Lovecraft si ricorda che alla base di ogni suo racconto c’è la minaccia che gli esseri mostruosi, incomprensibili e ognipotenti  chiamati “Grandi Antichi” possano tornare da un momento all’altro e spazzare via quella che è una misera parentesi dalla durata ridicolmente breve, ovvero la civiltà umana, per continuare il loro terribile, agghiacciante, incomprensibile dominio inter-galattico. Sotto il dominio dei grandi antichi c’è l’orda di mostri che va dalla mitologia antica alla fantascienza e horror contemporanei, ora imprigionati dalla fantomatica “struttura” in un mastodontico alveare sotterraneo.  In ogni area del mondo c’è un ramo di questa organizzazione che agisce in modo preciso e puntuale, organizzando i periodici sacrifici che all’apparenza sembrano le ben note sceneggiature dei film horror, ma che in realtà seguono un procedimento portato avanti dalla sala comandi che si trova nella base sotterranea, adattandoli al contesto culturale in cui vengono svolti. Peccato che questo terribile laboratorio, e i suoi addetti con la responsabilità enorme che da loro dipendono le sorti dell’umanità, si sia trasformato in uno studio di produzione per gli snuff-movies.

casa-nel-boscoQuesto, chiamiamolo personale composto da varie squadre di esperti, ormai quotidianamente assiste  al macabro reality-show con tanto di scommesse, tifo e spettacoli pornografici. Per una serie di coincidenze ed errori umani (o forse per volontà dei “Grandi Antichi”), l’ultimo sacrificio non si compie come dovrebbe, e come se non bastasse i due sopravvissuti penetreranno nella base sotterranea creando un casino mai visto. Contemporaneamente anche negli altri paesi le cose vanno storto, e in una memorabile scena si viene a sapere che in Giappone, una classe elementare di sole bambine consegnata al sacrificio, ha tenuto testa al fantasma in stile “Ringu”, con uno rituale scintoista trasformandolo nella “rana felice”. In America le cose vanno in modo più catastrofico dato che la Vergine e il Buffone liberano tutti i mostri dell’alveare non capendo ancora che così facendo sveglieranno gli antichi. Perché la vergine e il buffone? Perché il sacrificio prevede la presenza di cinque archetipi: la puttana, l’atleta, il sapiente, il buffone e la vergine. Alla fine, dopo che sono morti tutti in modo spettacolare, compresa la “direttrice” della “struttura” interpretata da Sigourney Weaver, e dopo aver appreso la terribile verità, i due protagonisti agonizzanti – la secchiona timida semi-vergine che si rivela la vera eroina della storia e il buffone cannaiolo che la vede lunga malgrado le apparenze – convengono che tutto sommato l’umanità fa schifo. Quelli che la difendevano dall’ira dei “Grandi Antichi” erano dei guardoni del cazzo senza nessuna morale per niente migliori dei mostri che tenevano imprigionati. Decidono così, rinunciando al suicidio e quindi al sacrificio, che è meglio che la Terra torni ai legittimi proprietari svegliando Cthulhu&Co che escono dagli abissi in tutta la loro potenza.

Cthulhu_for_PresidentChe dire: Rock’n’roll – con i titoli di coda accompagnati da un pezzo dei Nine Inch Nails. Certa critica, dicono, è entusiasta e parlano di innovazione. Io questo non lo sò, forse esagerano, forse no, sta di fatto che c’è qualcosa di stilisticamente nuovo pur guardando al passato. Dico solo che è spassoso, con una dose giusta di gore e ironia. Non ha grosse pretese ma si intravede una velata critica alla società dello spettacolo in cui il voyeurismo è diventato  l’ossessione di tutti, stimolato costantemente, ormai non più dai reality dal momento che le vite di tutti sono dei reality messi a disposizione sui social network. I super cervelloni della “struttura segreta” presi dal voyeurismo hanno dimenticato l’infinita responsabilità del loro compito abbassando la guardia di volta in volta. Ma forse meglio così: come dice qualcuno “perché votare il male minore – vota Cthulhu!”

luglio 4, 2008

Enemy Mine

Filed under: Cinema — fra_dolcino @ 11:17 am

Enemy MineA proposito di “La mano sinistra delle tenebre”, di cui parlavo due post fa, mi è tornato alla mente un film che ho visto un sacco di anni fa – Enemy Mine di W. Petersen, tradotto in italiano “Mio caro nemico” se non sbaglio. In particolare la parte della storia di Le Guinn in cui i due protagonisti, Ai terrestre e Estraven getheniano, si ritrovano ad attraversare un terribile ghiacciaio, in un’esperienza mistica di straordinaria reciprocità malgrado la profonda differenza culturale, mi ha ricordato la trama del film, in cui un addetto alla sorveglianza di una colonia mineraria e un “dracaniano” si schiantano in seguito ad uno scontro, su un pianeta desolato e inospitale dove sono presenti poche e feroci forme di vita. Costretti a convivere, anzi prima a sopravvivere, impareranno a superare ogni uno la propria xenofobia, nascerà quindi una grande amicizia e forse anche qualcosa di più, un po’ come accade a Estraven e Ai che ad un certo punto proveranno l’amore uno per l’altro. Questo convivere tra “alieni” mi risulta particolarmente affascinante, anche se nel primo caso si tratta di umani che hanno intrapreso percorsi evolutivi diversi nel corso dei milenni (i getheniani sono ermafroditi), appartengono a due civiltà lontane tra loro, mentre nel secondo caso sono due alieni di fatto, dracaniani sono un specie di rettili antropomorfi con una biologia diversa da quella umana, ma con alcuni tratti vagamente somiglianti rispetto alla cultura e alla religione umana.

E’ un film passato un po’ in secondo piano, rispetto alle varie classifiche di fantascienza anni ’80 e ci sono parecchie boiate o quasi che godono di molta più stima rispetto a questo film tutto sommato dignitoso e ben fatto, con un messaggio semplice ma positivo. Da bambino quando lo vidi (sarà stato nel ’86 o ’87) mi aveva commosso la parte in cui Quaid fa partorire Jeriba, perchè per i dracaniani il parto significa morte, la fine del ciclo vitale. Toccherà ad un terrestre allevare un piccolo rettile antropomorfo, trasmettergli tutto quello che è riuscito ad apprendere dal proprio compagno dracaniano: la lingua, i testi sacri, le nozioni basilari sul suo pianeta d’origine. Due alieni soli e isolati in un mondo primordiale, da soli fondano in qualche modo una civiltà nuova, plurale e sincretica…

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