Mi entusiasmano sempre le storie ambientate nel medioevo. E’ una vecchia ed inspiegabile passione che mi accompagna fin dall’infanzia. Stando ai prodotti televisivi, ultimamente sono uscite diverse serie ambientate in quell’epoca, per citarne alcune The Vikings, The Last Kingdom, The Bastard Executioner e l’ultima che ho seugito, Marco Polo. Una grande storia, quella raccontata ne Il Milione, un viaggio straordinario che merita di essere raccontato ancora, avendo una sorta di insita attualità, nella lunga e difficile costruzione delle relazioni tra Occidente e Oriente Estremo.
A prima vista sembra all’altezza della situazione con ambienti suggestivi, bellissimi costumi, stupenda fotografia e variopinti personaggi dell’impero nomade e multietnico dei Gran Khan. Tuttavia il personaggio principale fin dall’inizio lascia perplessi. Proprio lui, il protagonista della storia, da mercante divenuto diplomatico, grazie alle sue doti da acuto osservatore ed abile affabulatore. Qui invece troviamo un Marco Polo perennemente imbronciato e arrogante, un bimbo-minchia guidato dalle pulsioni che sembra interessato più alla fica che alle complesse trame del conflitto mongolo-cinese. Colui che storicamente ha ammaliato Qubilai Khan con le sue storie qui invece è a corto di parole e le poche frasi che spiaccica nei colloqui con il khan risultano artificiose e banali.
L’attore italiano Lorenzo Richelmy purtroppo sfoggia tutte le facce da repertorio tipiche della RAI fiction che nella Mongolia del XIII secolo lasciano tra straniati e infastiditi. Come se non bastasse, scelta forse in parte comprensibile ai fini dello spettacolo, decidono pure di trasformarlo in un combattente, facendolo diventare l’allievo di un grande maestro shaolin cieco. Marco Polo che fa a mazzate a suon di kung-fu! E’ difficile sospendere il giudizio e non pensare “che cazzata”. Se fosse stato interpretato da un personaggio diverso, forse la cosa poteva anche passare, ma il moccioso imbronciato, perennemente arrabbiato col papà che l’ha abbandonato in mezzo alle steppe mongole, che continua a combinare guai alla corte del khan, miracolosamente senza farsi ammazzare, è un continuo elemento di disturbo. Infatti le parti migliori sono quelle in cui non c’è Marco Polo.
Che peccato. Visto che non hanno badato alle spese non potevano trovare un attore migliore e più credibile? Oppure dargli un copione più degno del ruolo, che lo faccia apparire una persona brillante, scaltra e sagace magari con difetti o vizi inattesi, ma non uno che sembra un cretino. Magari si evolverà nel corso della serie, essendo arrivato solo alla metà, ma sono abbastanza pessimista.
Aggiornamento: ho perseverato fino alla seconda stagione, e bisogna dire che Messer Polo ha fatto qualche progresso. E’ un po’ meno cretino. Grande. Ma purtroppo ci sono alcuni mongoli che sembrano modelli della Dior e Calvin Klein, belli puliti, depilati, truccati, fisicati, aggiustati…Dico, gente che viveva a cavallo, andava avanti a carne di pecora stagionata sotto la sella e latte di giumenta.